La novità riguarda chi ha già una vecchia convenzione.
Lo scambio sul posto è oggi l’incentivo per “eccellenza” nel campo del fotovoltaico domestico, l’unico che permette davvero di ammortizzare in breve tempo i costi dell’impianto. Permette a chi produce energia (ad esempio con pannelli solari) di compensare i costi dell’energia usata con quella prodotta e immessa in rete in momenti diversi: l’energia prodotta d’estate in eccesso viene scambiata con quella consumata d’inverno quando il sistema produce meno, una sorta di batteria virtuale a costo “quasi” zero.
Da qualche anno c’è una incognita legata a questo incentivo: a partire dal 2022 avrebbe dovuto essere soppresso a favore di altri tipi di inventivi, ma i decreti attuativi che avrebbero dovuto sancire la sua eliminazione non si sono mai visti. Non si sono visti nel 2022, non si sono visti nel 2023 e il GSE, quando avevamo chiesto informazioni nelle scorse settimane, ci ha confermato che ancora non c’è nulla.
In linea di massima quindi, se i decreti non arriveranno, lo scambio sul posto per il 2025 sarà confermato anche per le nuove attivazioni anche se c’è una novità.
Sembra infatti che l’argomento Scambio sul Posto sia tornato d’attualità con la pubblicazione della Delibera Arera 5 novembre 2024, n. 457/2024/R/Efr, “Disposizioni per una fine graduale del regime di scambio sul posto“.
La delibera stabilisce infatti che le convenzioni di “scambio sul posto” con una durata di 15 anni non saranno più rinnovate. Questo significa che chi ha iniziato a usare il sistema da 15 anni o più dovrà passare a un nuovo tipo di contratto: a partire dal primo gennaio saranno circa 67.000 gli impianti fotovoltaici che perderanno l’incentivo. In totale gli impianti incentivati in Italia sono 1.100.000.
Per chi esce dal sistema di “scambio sul posto” dopo 15 anni, il Gestore dei Servizi Energetici (Gse) liquiderà eventuali “eccedenze” (cioè crediti di energia accumulati), e, se non c’è un altro contratto attivo, attiverà automaticamente una nuova convenzione di “ritiro dedicato”. Il ritiro dedicato è la classica vendita di energia che è già disponibile per chi non ha lo scambio sul posto e per chi decide di farli liquidare ogni anno le eccedenze.
La delibera stabilisce anche che “il GSE attiva un piano di comunicazione tempestivo per informare gli operatori titolari di convenzioni di scambio sul posto, che non possono più essere rinnovate, sulle disposizioni riguardanti l’uscita graduale da questo regime. Il piano di comunicazione è rivolto anche ai produttori, diversi dagli utenti dello scambio sul posto, responsabili di impianti di produzione inclusi nelle stesse convenzioni.”
La delibera parla infine di “rimandare a un successivo provvedimento il completamento, in conformità alle previsioni dell’articolo 4-ter, commi 4 e 5, del decreto-legge 181/23, della disciplina in materia di graduale superamento del regime di scambio sul posto e di semplificazione del regime di ritiro dedicato”, ed è quindi probabile che i prossimi mesi possano portare a novità come ad esempio il pagamento del ritiro dedicato ogni sei mesi, e non ogni anno.
Non è da escludere che questa mossa di Arera, che ha ripreso in mano il fascicolo “SSP” come dimostra la delibera, non sia propedeutica all’uscita dei decreti che pongono fine al regime per i nuovi impianti. Decreti che, lo ricordiamo, ancora non ci sono ma le acque, lo scorso anno molto calme, ora sono piuttosto agitate.